PROESANDO proesie...descrivo
ABBIGLIAMENTO
popolare
Misero il guardaroba del dopoguerra
per uomini in giorni feriali
giacca e pantaloni
visibilmente ricuciti o rappezzati
con scarpe di primavera
da allacciare con stringhe corte
o sandali aperti nel dorso
per respirare il piede con fibbia
laterale
o scarponi durevoli per le stagioni
fredde
fatti di pellame e suole robuste e
spesse
da lasciare a figlio o parente.
Per giorni festivi
camicie di cotone chiare, con alti
colletti
e ampie cravatte fissate con
spilla,
pantaloni scuri,
cappotti lunghi e aderenti.
I benestanti con camicia
a collo alto inamidato con gilet
e pantaloni a imbuto
con piega alla caviglia.
Per difendersi dal freddo
s’indossa mantello ampio e pesante
con stivali sin’al ginocchio.
I bambini nel periodo caldo
indossa pantaloncini
con sola bretella
mai adatti perché lasciati da
fratello
di corporatura diversa
con maglietta e sandali.
Un solo completino da anni
indossato
per Natale, Pasqua e festa
patronale.
Donne con vestiti lunghi
sino a polpaccio
con larghe gonne e pieghettate
con zinale,
corpetto stretto con bottoni,
ampie le maniche sulla spalla
a stringersi sulle braccia.
Di colore scuro l’abbigliamento
con fazzoletto legato in testa
e basse scarpe.
Nel dì di festa gonna lunga sin’a
caviglia
tutta pieghettata e mantella in
spalla.
I vestitini per bambine
già indossati da sorelline,
se abbienti di color chiaro
con gonne arricciate
e maniche ingrossate,
se nullatenente di colore scuro
per mascherare l’unto
e meno tessuto.
I neonati con fasciatoi
da piedi sin’al collo
per correggere crescita.
di Federico
Galterio
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